Lapisvedese

Il nome non direbbe niente

Posted in #16 Galileo by Lapisvedese on 17 dicembre 2013

«Jennifer you are not the only reason
My head is boiling and my hands are freezing
Jennifer you are not the only one
That sit awake until the wild feelings leave»
.
The National, Fireproof

Risalire all’origine di un disturbo psichico dovrebbe consentire di interromperlo, con l’effetto di far svanire la somatizzazione associata. Così pensava Josef Breuer, che nel 1882 pubblicò un articolo in merito. Ma Freud si era già accorto che non era esattamente così ancora prima di finire gli studi in medicina. (more…)

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Galileo

Posted in #16 Galileo by Lapisvedese on 14 dicembre 2013

Per esempio: c’è una cara signora – io le voglio tanto bene – che ogni tanto mi chiede come sto e io non sono proprio sicuro di cosa vuole sapere davvero. Forse perché il tempo che ho a disposizione per dirglielo è troppo poco, come la canzone che mi piace tanto dei Dire Straits che ogni volta che la inizio mi sembra che ormai stia per finire. Come mi è venuto in mente? Chi lo sa, è che mi è venuto in mente. Se la signora me lo chiede io non lo so, forse dovrei dirle che ho ancora paura di volare, di andare forte in macchina, forse proprio come mio padre e allora mi viene in mente mio padre e quando mi viene in mente è sempre estate, ha una canottiera verde e delle ciabatte ortopediche. (more…)

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Il timoniere di Shanghai

Posted in #15 Quindici by Lapisvedese on 4 Maggio 2013

Ho conosciuto Alberto una sera d’estate, a La Spezia. Siamo andati a vedere il porto e lui mi ha detto che da giovane stava sulle navi. Gli ho chiesto se l’indomani avrei potuto intervistarlo. Così, il giorno dopo ci siamo incontrati a casa sua, nel cuore di La Spezia, e abbiamo chiacchierato per tutto il pomeriggio. Ciò che segue è un breve estratto di quella conversazione.
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Ragazzo mio

Posted in #15 Quindici, Antipasti e spuntini by Lapisvedese on 8 aprile 2013

Sì hai ragione tu, c’era un po’ di sole, era carnevale. Mi fissavo le scarpe e non approfittavo del divano né delle riviste però del divano mi consolavano i colori tenui delle strisce di beige e smeraldo delle giuste dimensioni. Lei è una che ha gusto nell’arredare e nel vestire e forse anche nell’ordinare il vino al ristorante, impermeabile alla volgarità, sa salutare i camerieri e gli uomini di fatica che portano i divani ai piani senza ascensori. Se ero lì a riparare qualcosa, può darsi, ma non chiedermi cosa, non di preciso almeno. Come lei che mi chiedeva perché fossi lì, e io da stupido che speravo fosse lei a dirmelo. (more…)

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Per chi suona la campana

Posted in #14 Citofono by Lapisvedese on 8 novembre 2012

Fu l’inverno più lungo della sua vita. Tradotto dal carcere all’istituto la mattina del 15 novembre, una mattina che vide la nebbia per la prima volta nella sua vita, capì che vi sarebbe rimasto senza termine, finché un giorno due carabinieri ventenni nati ad Acireale non avessero portato la triplice copia di una notifica con la data dell’udienza. Fino a Capodanno divise la stanza con un egiziano pulito e ordinato, a cui però puzzavano le ciabatte – e non i piedi, precisava se interrogato in merito. Gli vennero i capelli lunghi e ingrassò qualche chilo, ma non gli spuntava ancora la barba. Rimase un bambino anche se stava per avere un anno in più. Salutò l’egiziano che andava a vivere da uno zio di qualcun altro e restò in camera da solo per quasi tre settimane, prima che arrivasse il nuovo compagno di stanza. Era un profugo ghanese alto quasi due metri che aveva la faccia come una diga in procinto di crollare. Il ghanese profumava di crema per il corpo e non aveva ciabatte.
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A come armatura

Posted in #13 Furto by Lapisvedese on 16 giugno 2012

Li guardai tutti e non uno per uno e forse non li vidi nemmeno e poi mi scagliai verso la porta e l’aprii di scatto e mi sporsi in corridoio e Mario era lì a dieci metri che fischiettava appena percettibilmente e si vedeva dagli occhi che era felice e gli dissi salta dentro, ho bisogno e lui fece segno di sì con la testa e venne senza fretta e sempre con le mani in tasca e quando entrò in classe tutti i bambini in coro gli dissero buongiorno Mario e lui si schiarì la voce come per dire qualcosa e invece non disse niente e lo feci andare alla cattedra e lo guardai e gli dissi per favore, a come armatura, e lui si schiarì di nuovo la voce e cominciò.
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Non svegliare tuo fratello

Posted in #12 Paravento, #13 Furto, Antipasti e spuntini by Lapisvedese on 28 marzo 2012

Tutto questo è casuale, è perché ho la febbre e una stanza da letto troppo grande dove i comodini mi sembrano troppo lontani. Dormivo e non dormivo e mi accorgevo di pensare senza volerlo: mi venivano in mente cose senza sapere perché, una dopo l’altra senza che mi accorgessi di quel leggero anticipo che di solito mi avrebbe rassicurato di averle pensate davvero io. Altro che Madame de Rênal e il commissario Santamaria: è un turbine molto più caotico, assurdo, tremendo. Sono tutte le cose. È tutto il tempo. E faccio appena in tempo ad accorgermi che è il mio tempo, quello che mi è toccato, e che i giorni sono contati, sia in avanti che indietro. E che quello che ci è toccato non lo possiamo cambiare e ce lo rivediamo la notte con la febbre a sessanta e per fortuna siamo abbastanza confusi da non riuscire a piangere, a renderci conto che poteva andarci meglio, con il nostro tempo. (more…)

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Capricorn One

Posted in #12 Paravento by Lapisvedese on 18 febbraio 2012

La nave attraversava la notte e a me pareva che attraversasse l’universo e che non saremmo mai arrivati prima di seimila anni. Seduta di fronte a noi stava una ragazza in nero, forse una vedova giovanissima, e il suo sguardo era serio e compunto. Aveva gli occhi fissi e le labbra strette, ma le mani trasmettevano un’infinita calma e pazienza, nei loro brevi movimenti lenti. Dove andate?, domandò, ma non ci venne di rispondere, Hugo nemmeno la guardò, né guardò me. Rudy continuava a dormire. Il mio sguardo tuttavia tentava di dirle di seguitare ad avere pazienza e non fare domande, ma chissà se lo poté capire. Era una stanchezza di stelle a impedirci di parlare, una stanchezza di mezzi di trasporto, della meccanica e dell’astrofisica, di case perdute, di generazioni finite invano. Una stanchezza da nostalgia della musica.
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Lapisvedese-Dinamo Cortetano

Posted in Eventi by Lapisvedese on 30 dicembre 2011

Il sole che splende, il cielo azzurro, l’acqua della piscina ghiacciata come la superficie di un laghetto nordico, l’erba sintetica più soffice che mai: benvenuti sul campo di calcetto più bello d’Europa. Il calcio non è solo storia, è anche geografia. Nella mappa di un tour minuscolo tracciato da CMVSAMAC sull’impronta della pianta del Campi del 1582, Lapisvedese finisce il suo 2011 in un campo nascosto ma stupendo, giocandosi un fantasmagorico e letterario passaggio del turno con il vero resto del mondo: la Dinamo Cortetano. Perché non esiste nessun turno, solo l’epica della somma dei gol e il fascino dei gol in trasferta che valgono doppio. (more…)

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La vita è sogno, Charlie Brown!

Posted in #11 Trebisonda by Lapisvedese on 16 dicembre 2011

Il treno correva nel buio e Masai dormiva tranquillo accanto a Maisha. Io ero in ritardo ma superate le porte di Tannhäuser, il mio viaggio stava per finire. Forse mi ero davvero innamorato di Arden e mi mancava molto sua figlia Porzia. Mi mancava l’Uruguay. Il colonnello Slade e i suoi fiori di pietraglia mi avevano reso romantico. Quando arrivai a casa, Johnny guardava la tv accanto a Sabrina e Tinetta, mentre un gatto fluttuava per la stanza a mezza altezza, aggrappato a un salvagente. Mi commossi, perché ancora non avevo capito quale, tra le due ragazze, mi piacesse di più. Ma ero così stanco. Forse ero oltre l’infinito e le sensazioni persero di completezza e la visione dolce delle ragazze venne sostituita da una più amara quando finii in una stanza decorata in stile Régence. (more…)

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